I progressi della ricerca oncologia realizzati dal team di Davide Ruggero, che lavora a San Francisco all’Università della California, nel mio articolo pubblicato oggi su Avvenire nelle pagine della sezione è vita
Un approccio innovativo alla ricerca della causa dei tumori sta portando frutti anche nelle possibili terapie. Lo conferma la recente pubblicazione, su Science Translational Medicine, di un articolo del team di Davide Ruggero, docente all’Università della California a San Francisco e responsabile del Laboratorio di ricerca oncologica Helen Diller Family, in cui si dimostra che esiste una proteina prodotta da cellule sane, che viene adoperata anche dai tumori aggressivi per poter crescere velocemente. «Cerchiamo di capire come una cellula normale diventa cancerogena: il tumore si sviluppa quando il meccanismo che deve produrre le proteine viene alterato, ma non sempre dipende da mutazioni del Dna».
Il gruppo di ricerca guidato da Ruggero (18 persone) ha scoperto che la stessa proteina che viene adoperata dalle cellule in condizioni di stress, e che serve appunto a limitare il consumo di energia, può essere utilizzata per i propri scopi di crescita anche dai tumori particolarmente aggressivi, cioè caratterizzati da una crescita veloce, che risulta appunto molto pericolosa per il paziente. La ricerca effettuata su tumori alla prostata in modelli di topi geneticamente modificati ha rilevato che la proteina elF2a può essere alterata dalle cellule tumorali e utilizzata come regolatore della crescita tumorale. «Lo stesso test è stato effettuato su tessuti di tumore della prostata umano, a diversi stadi: da pazienti solo con cancro alla prostata e da pazienti che avevano anche metastasi, e abbiamo visto che la proteina era più presente in questa seconda forma più aggressiva del tumore, che è quella che va trattata con più tempestività».
Davide Ruggero, laureato in biologia all’Università La Sapienza di Roma, è negli Stati Uniti ormai da parecchi anni: «Ho terminato a New York il dottorato in oncologia molecolare, dove sono rimasto a completare il mio postdoc, poi sono passato a Filadelfia come assistant professor, e infine all’Università della California, a San Francisco, dove ora sono full professor ». Come spesso accade negli Stati Uniti, da una scoperta a una start-up il passo è breve: «Pochi anni fa abbiamo dato vita a una società biotecnologica per lo sviluppo di farmaci innovativi, eFFECTOR. E alcuni composti basati su nostri precedenti studi e pubblicazioni scientifiche sono già in sperimentazione clinica». Proprio i composti già sviluppati si sono dimostrati utili in quest’ultima scoperta: «L’utilizzo della proteina P-elF2a da parte delle cellule cancerogene si è rivelato indispensabile per la crescita e la vita stessa del tumore: infatti se viene inibito, il tumore consuma troppe energie e muore». Si aprono ora prospettive interessanti. «Siamo stati pionieri in questo tipo di ricerche – conclude Davide Ruggero – sui meccanismi che alterano la produzione di proteine e portano la cellula normale a diventare cancerogena sviluppando un tumore. Ora c’è un intero campo di ricerca in questo ambito: nei giorni scorsi ero in Germania, ad Amburgo, al congresso della società scientifica Rna, intitolato “Tradurre la traduzione. Dai meccanismi di base alla medicina molecolare”. Abbiamo cominciato con il tumore della prostata ma abbiamo allargato il campo e fatto ricerche anche su quello del cervello, del polmone e del fegato (su cui uscirà presto un lavoro scientifico): stiamo testando i composti che abbiamo sviluppato».